miércoles, 12 de junio de 2013

Martín Fierro, de José Hernández (1872), "Poemi creoli tradotti in versi italiani da Folco Testena" (1920)



«Non dimenticheró mai
Quella notte indiavolata..
Presentandomi all’entrata
Del Fortino, un ingaggiato
Che era mezzo imbabolato
Non conobbe il camerata.

Era un “gringo” così... “gringo”,
Che nessuno l’intendeva.
Va a saper donde pioveva!
Forse non era cristiano....
Tutto quello che diceva
Era: “So’ pa-po-litano”.

Stava lí di sentinella,
E per causa d’esser cotto
Non mi vide ben di botto:
Fu la colpa tutta lí:
Il bestion s’impaurí,
E cosí pagai lo scotto.

Al vedermi avvicinare
domandò: —“Né, chi n’ ce sta?”
—Ma che cesta! Tira lá.—
dissi;  ed egli: —“Accá nun passe”.—
Io, credendo che scherzasse,
Sarai tu, — gli dissi, — “accá”.

Lí per lí —Cristo m’aiuti—
Scricchiolare lo schioppo sento;
M’abbassai, che nel momento
Quel brutaccio mi sparó.
Ubbriaco, non miró;
Se mi coglie, sto contento.

Si capisce che allo sparo
Il vespaio andó in furori;
Venner gli ufficiali fuori,
Cominció la tarantella:
Restó lí la sentinella
E Martin... dai battitori.

Entro quattro baionette
Mi disteser sulla terra.
Mezzo nudo, ecco si sferra
il Maggiore, e lí a gridare:
“Or ti mando a reclamare
Il salario sotto terra!”.

Mi legaron mani e piedi
Spalancati a’ quattro venti.
Non un “ahí!” m’uscí dai denti
A quel grandinar di bótte;
Ma a quel gringo quella notte
Mandai mille e più accidenti.

Io non so perché il Governo
Fa venire alla frontiera
Questi “gringhi”; che ne spera?
Se non sono buoni a niente!
Il Governo, certamente,
crede il “gringo” sia una fiera.

Servon solo a dar fastidio;
Ché non sanno né insellare
E né meno macellare;
E mi son talvolta accorto
Che né meno a un caval morto
si volevano appressare.

Se la passan lor signori
Tutto il giorno ciarlottando
In panciolle, sino a quando
Vien con il rancio il soldato.
Oh! Per quanto a delicato,
Sembran figli a re Fernando.

Se fa caldo, sono stracci;
Se fa gel, dalli a tremare;
E si astengono dal fumare
Per non spendere il soldino;
Se ha una mozza un lor vicino
Giá li vedi disputare.

E si abbioscian quando piove,
Come can che senta i tuoni;
Che per viver tra l’ovatta;
Se una negra in lor s’imbatta
Fanno i santi... Che grulloni!

Per veder, son come ciechi,
Non arrivano a capire;
Non c’é un sol che sappia dire
Se qualcosa al largo ruzzola,
S’é un puledro, s’é uno struzzo
O un vitel che vuol fuggire.

Se a combattere van fuori,
Dopo molta messa in scena
Si spauran da dar pena
Ed ognun batte il trentuno;
E’ lo stesso come se uno,
Desse al gatto uova per cena.»


José Hernández, Martin Fierro y La vuelta de Martin Fierro. Poemi creoli tradotto in versi italiani da Folco Testena. Buenos Aires: Edición de la Revista “Nosotros”, 1920.

Imagen: ilustración de Juan Carlos Castagnino (1908-1972), tapa del Martín Fierro, traducido por Folco Testena, publicado en 1920, en la Edición de la Revista “Nosotros”.

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