sábado, 23 de junio de 2012

I Roscaldi. Gli eredi, de Nella Pasini (1930)


«… aveva asserito il vero dicendo che nella consuetudine di casa Cesio e di casa Ariani s’era iniziata una specie di educazione del proprio spirito rispetto a un ‘fatto’ al quale sentiva chiaramente di non essere estraneo, poiché gli era bastato entrare nella corrente sentimentale de’ suoi amici per avvertire in sé immediate rispondenze e profondi richiami. Era come se una corda della sua sensibilità rimasta inerte e ignota a lui stesso vibrasse per spontanea simpatia in contatto con quella atmosfera in cui coglieva echi d’impressioni indefinite, sfuggenti al controllo del pensiero. Forse erano appena un effetto di suggestione provocata dal ricordo familiare, chè, sebbene suo padre si fosse volontariamente e come violentemente staccato dal passato, Angiolo sapeva che alle radici della propria vita c’erano i sogni, le fatiche, le ansie degli esuli di ieri: esule era stato Andrea Roscaldi, il vittorioso; esule era quella triste nonna Luisina che viveva come un fantasma nel ritiro della “Capillita’ e della quale egli ricordava vagamente un tremore di mani stanche tra i suoi riccioli di bimbo.
S’egli non si fosse mai mosso dal ‘Remanso’, o se la fortuna non gli avesse fatto incontrare, nella vastissima città cosmopolita, le case de’ suoi amici, probabilmente si sarebbe straniato dalla propria origine senz’averne nemmeno coscienza. Tra gli amici prediligeva gli Ariani; non solo per la fedeltà del loro affetto verso il babbo e la mamma, ma ancora per una affinità maggiore, fra lui ed essi. Marcello e le figliuole nutrivano un vero culto per la patria di origine, ma si sentivano profondamente argentini, ed Anna stessa amava con passione la patria delle sue creature.
‘Ecco - pensava Angiolo, incline, per natura, alla meditazione e portatovi spesso, quasi a sua insaputa, da quell’abito di raccoglimento in cui s’era precocemente sviluppata la sua vita interiore - ecco - la famiglia ideale uscita da un primo innesto di sangue e d’anima perfettamente felice, perché realizzato in un piano superiore di coltura. Domani Andreina e Velia formeranno comunioni più strette nelle loro famiglie, interamente argentine, ove le energie scaturite dalle primigenie sorgenti circoleranno con nuova ricchezza, avendo acquistato, anche spiritualmente, schietta ed autonoma personalità argentina.
Allora, per la prima volta, apparve l’interessante fenomeno di assimilazione che si avverava giorno per giorno nella vita del suo paese, preparando il materiale per una futura compagine nazionale. Meraviglioso era il potere assimilativo esercitato dalla giovane Repubblica sugli elementi umani che ad essa convergevano, attratti dalla liberalità delle sue leggi, dalla sana democrazia del suo spirito, dalla dovizia delle sue risorse presso che intatte, dall’avvenire lievitante nel seno della sua vergine campagna.
Essa aveva trovato il segreto per avvincere a sé l’immigrato, imponendo, in cambio di ciò che offriva, la cittadinanza argentina a tutti i nati nel suo territorio: l’antico ‘jus loci’ romano in opposizione all’ ‘jus sanguinis’ mantenuto dalle vecchie nazioni europee, cui urgeva, se mai, un problema demografico perfettamente antitetico al suo. Ed i figli erano il vincolo prezioso fra le antiche patrie e la nuova; erano l’arra più sicura di una solidarietà spirituale che sovrastava ogni ragione di materiale interesse.
Angiolo provò un senso di orgoglio nell’intuire la bellezza di quella generosa trasfusione di sangue e di pensiero, d’idealità e di fedi attinte alle più vetuste tradizioni del mondo, da cui rampollava l’armoniosa individualità argentina. E ‘vide’ questa individualità crescere con baldanza giovanile dal più fervido crogiuolo della sua formazione; distendersi per tutto il vasto territorio come da un tronco poderoso - le cui radici abbiano abbondantemente bevuto i succhi accumulati dalle alluvioni - il frondoso rigoglio de’ rami; e da quel diffondersi di forza vitale nascere la nazione futura: una Argentina popolata in tutte le sue dilatate regioni da eserciti d’uomini alacri: immense pianure ondeggianti di messi come mari d’oro, e in mezzo, simili a fragorose isole, città febbrili alimentate dal suolo dovizioso. Poi, con il lieto trabocco delle forze fattive di progresso economico, un trabocco di energie spirituali plasmatrici di una civiltà libera da pesi di tradizione, immune da compromessi politici, largamente umana nel suo contenuto nuovo. »

PASINI, Nella, I Roscaldi. Gli eredi. Santa Margherita Ligure: Casa Editrice ‘Le Caravelle’, 1930.

Imagen: detalle de “Il Cenacolo” de Leonardo Da Vinci (1495-1498).


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