sábado, 16 de junio de 2012

Magda Silveyra, de Nella Pasini (1917)


“Due grandi transatlantici, di bandiera italiana l’uno, l’altra britannica, avrebbero levata l’ancora da Buenos Aires a poche ore di distanza, portando al vecchio mondo un vero carico di passeggeri.
Giungevano questi la spicciolata, a piccole frotte, accompagnati, circondati, oppressi dallo stuolo de’ parenti e degli amici, animando la scena di un via vai ininterrotto e sommamente pittoresco, e incrociando per l’aria strani arabeschi di frasi di tutti gl’idiomi e di tutti i dialetti.
La gente d’affari si distingueva subito degli altri viaggiatori per quella caratteristica delle persone dedite ai traffici, che lascia la sua impronta sui volti e nei gesti: erano i meno frettolosi e i più disinvolti, da gente pratica che sa di giungere in tempo e usufruisce di quel che rimane per iscambiare con l’amico, col socio o col commesso, gli ultimi accordi e l’ultima raccomandazione.
Il loro non è un viaggio di diporto; torneran quindi presto: fra tre o quattro mesi, il massimo. La partenza per un viaggio transoceanico, che turba in qualche guisa gli altri e riflette sui volti la commozione del distacco, è un fatto troppo comune per l’uomo d’affari avvezzo a girare il mondo da un capo all’altro, senza scomporsi più di quanto potrebbe consentirgli un rapido giro nel carrozzone di un treno, più o meno comodo, ch’egli s’è abituato a riguardare la sua casa viaggiante.
Quelli, per contro, che s’accingono al lungo viaggio per diporto o per ragioni di salute, non possono staccarsi dalla terra ferma senza che sul loro viso passi, come su di una lastra fotografica, il segreto turbamento dell’anima. Vi è, mista alla gioia di veder realizzato un vivo desiderio di sensazioni nuove o alla speranza di riacquistare sotto cieli diversi il vigore del corpo e dello spirito, una espressione di tristezza per coloro che lasciano; vi è, negli addii, una effusione di cordialità sincera, una spontanea espansività di affetti: le mani si stringono a lungo, gli occhi fissano gli occhi traverso un tenue velo di lacrime; le parole di augurio e di speranza acquistano un significato profondo, qualche volta solenne, come se l’uomo sentisse a un tratto la propria fragilità in cospetto del suplice infinito: lo spazio e il tempo.
[...] il pianto o il riso delle cose raramente hanno maggior presa negli animi che nei supremi momenti di un distacco.” 

PASINI, Nella,
 Magda Silveyra. Romanzo. Milano: Sonzogno, 1917.

Fotografía: embarco de inmigrantes en el puerto de Buenos Aires, principios del siglo XX.

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