lunes, 11 de junio de 2012

Italia lontana, de Alarico Buonaiuti (1925)

L'Italia in Argentina

"Antonio domandò al babbo come mai gli Italiani residenti in Argentina avessero sottoscritto quasi un terzo della somma totale data da tutto i connazionali all'estero, mentre avevano dato tanto di meno quelli del Brasile che sono in numero maggiore.
Il signor Berti fu lieto della domanda.
- Eccoti già alle prese con la questione dell'italianità in America! - esclamò sorridendo.
«Il segreto è che la familia dei nostri fratelli d’Argentina è più ricca  di ogni altra che sia in qualunque parte del mondo, anche se più numerosa.
«Sono trentamila i nostri connazionali colà residenti che posseggono, ciascuno, da mezzo milione a mezzo miliardo di lire. E ben quattro miliardi italiani sono depositati nella sola Banca della provincia di Mendoza.
«Quattro miliardi in una sola provincia! Se pensi che la ricchezza d’Italia prima della grande guerra superava appena gli ottanta, ti sentirai sbalordito al confronto.
«Gli Italiani proprietari di case a Buenos Aires riscuotono per pigioni non meno di un milione di lire al mese. E come proprietà di immobili in tutta la Repubblica ne hanno essi soli il doppio di quelle di tutti gli stranieri messe insieme. Vedi quanto è enorme tutto questo!
«Èd è ricchezza, come hai veduto dal prestito, che facilmente si dona, onde ne sono più alti il pregio ed il vanto.
«Un nostro connazionale di là che ha lasciato agli eredi un miliardo accumulato col lavoro, prestò all’Argentina la somma di cinquecento mila pesosoro in un momento di estreme difficoltà finanziarie per lo Stato. E duecento mila ne donò un altro alla provincia di Buenos Aires per la costruzione di una scuola argentina. Gli Italiani di quella capitale hanno un ospedale capace di ricoverare cinquecento malati poveri, e non credo che la nostra beneficenza all’estero sia mai giunta più in là.-
Antonio s’interessava sempre più alle notizie che per lui erano davvero fantastiche. E volle anche sapere quando in Argentina fosse apparsa la prima orma italiana.
Il padre si mise a ridere.
- Vuoi dunque portarti via tutta la mia scienza dell’emigrazione! Il primo Italiano ad andarci fu il ligure Leon Pancaldo, alla metà del cinquecento, mezzo secolo dopo la scoperta dell’America. Era un commerciante, e non tardò a stabilire tra Genova e La Plata dei traffici che si fecero sempre più intensi. E non fu Belgrano, ligure anche lui, uno dei maggiori uomini della rivoluzione argentina?
«Poi cominciarono ad apparire i nostri forti lavoratori, e si può dire che gran parte di quelle terre debbono al sudore italiano la loro fecondità. In una sola provincia, ottanta mila ettari di terreno, una volta incolto, sono oggi tutta una vigna ridente e generosa per virtù di agricoltori nostri. E i più grandi e i più belli edifici e le più ardue opere idrauliche e portuari sono lavoro di nostri ingegneri e di operai nostri.
«Ne vuoi di più? Le Società inglesi di costruzione ferroviarie non assumevano operai che non fosssero italiani-
Antonio ascoltava attonito, con profonda commozione.
- Un grande scienziato argentino ha detto precisamente così: «Se ci fosse un titolo di nobiltà agricola nel mondo, esso spetterebbe al contadino italiano, sul cui scudo dovrebbe essere inciso come simbolo l’aratro di Roma.»
- E «Nuova Roma» fu chiamata la prima colonia agricola costituita nella pampa argentina dai nostri emigrati. –"

Boniauti, Alarico, Italia lontana. Libro di lettura per le classi superiori delle scuole elementari italiane all’estero. Premiato e approvato dal Ministero degli Affari Esteri. Vol. I. Firenze, R. Bemporad & Figlio – Editori, 1925.

Fotografía: Comedor del Hotel de Inmigrantes, 1914.

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