miércoles, 12 de junio de 2013

Martín Fierro, de José Hernández (1872), versión italiana de Folco Testena (1935)



«Non me lo posso scordare
quel tremendo buggerìo.
Era sera e me ne gío
Al fortino mezzo brillo,
il pianton diede uno strillo:
non s’accorse ch’ero io.

Era un gringo così... gringo,
che nessuno l’intendeva.
Va a saper donde pioveva!
Forse non era cristiano....
Dicea: —So’ pa-po-litano—
E nient’altro si sapeva.

Stava lí di sentinella,
e così ben inzuppato,
non vide ch’ero un soldato.
Fu la colpa tutta lí;
il bestion s’impaurí
ed io fui ben ben legnato.

Al vedermi avvicinare
domandò: —“Né, chi n’ ce sta?”
—Ma che cesta! Tira lá.—
dissi;  ed egli: —“Accá nun passe”.—
Io, credendo che scherzasse,
Sarai tu, — gli dissi, — accá.

Lí per lí —Cristo m’aiuti—
scricchioló lo schioppo; io pronto
m’abbassai, mentre quel tonto
facea fuoco... Cari miei,
se mirava, non potrei
raccontar questo racconto.

Si capisce che, allo sparo,
il vespaio andó in furori;
gli ufficiali venner fuori,
cominció la tarantella:
restó lí la sentinella
e Martin... dai battitori.

Entro quattro baionette
il Maggiore, mezzo alticcio,
il Maggiore, mezzo alticcio,
venne e incominció a gridare:
—“Or t’insegno a reclamare
la cinquina!... or ti stropiccio”.

Mi legarono, mani e piedi
spalancati ai quattro venti.
Non un “ahí!” m’uscí dai denti
a quel grandinar di bótte;
ma poi al gringo, tutta notte
mandai mille e più accidenti.

Io non so perché il Governo
fa venire alla frontiera
questi gringos. Che ne spera?
Se non sono buoni a niente!
Ma il Governo, certamente,
crede il gringo sia una fiera.

Servon solo a disturbare,
essi non sanno insellare
e nemmeno macellare;
e mi son sovente accorto
che nemmeno a un bove morto
si volevano appressare.

Se la passan lor signori
tutto il giorno parlottando
in panciolle, sino a quando
suona il rancio dei soldati.
Oh! In quanto a delicati,
sembran figli a re Fernando.

Se fa caldo, sono stracci;
se fa gel, dálli a tremare...
e rinciano a fumare
per non spendere il soldino;
se ha una mozza un lor vicino
gliela vedi disputare.

E si abbioscian quando piove,
come can che senta i tuoni.
Accidenti! Non son buoni
Che per viver tra l’ovatta;
e se in donna altrui s’imbattan,
non la pigliano... Grulloni!

Per veder, son come ciechi,
non arrivano a capire;
non c’é un sol che sappia dire
—se qualcosa al largo ruzzola—
s’é un puledro, s’é uno struzzo
o un vitel che vuol fuggire.

Quando inseguon gl’indii in fuga,
dopo molta messa in scena
si spauran da dar pena
e chi puó batte il trentuno.
Tutti insieme, o uno a uno,
per combatter non han lena.»

 

José Hernández, Martin Fierro e La vuelta de Martin Fierro. Versione italiana di Folco Testena. Buenos Aires: Editorial A. Guidi Buffarini, 1935.

Imagen: ilustración de Juan Carlos Castagnino (1908-1972), tapa de la edición del Martín Fierro, versión de Folco Testena, publicada en la Editorial A. Guidi Buffarini.

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