«Mai potrò
dimenticare
Quel che accade
un’altra volta.
Una notte ritornavo
Al fortino; un
mercenario,
Che era già al mezzo
sborniato,
Non si accorse che
ero io.
Era un gringo cocoliche:
Neanche un’acca si
capiva!
Chizzà poi di dove
era,
E e proprio dire altro
Che “Io son pappoletano”.
Là di guardia si
trovava
Ed, a acausa della
sbornia,
Non riuscì a vedermi
bene;
Tutta lì fu la mia
colpa:
Per un niente
s’impaurì
E pagai le spese io.
Al vedermi
avvicinare:
“Arto là”, quello gridò;
“Quale arto”, gli
risposi.
“Chi va accà?”, gridò di nuovo;
Sottovoce replicai:
“Sarà vacca tua sorella!”
Detto fatto —Santo
Iddio!—
Quello carica il
fucile.
Mi chinai mentre
quel boia
Mi sparò una
schioppettata;
Era sbronzo e sparò
a caso,
Altrimenti ero
fregato.
Sull’istante fu quel
botto
Come un ditto nel
vespaio;
Venne fuori
l’ufficiale
E il casino
incominciò.
L’italiano restò là
E io dritto alla
tortura!
Lì fra quattro
baionette
Mi allungarono per
terra.
Venne pure, mezzo
alticcio,
Il Maggiore e mi
gridò:
Tu fa’ il furbo! Ora
t’insegno
A pretendere la
paga!
Stretti ai polsi e
alle caviglie
Quattro lacci ben
toranti,
Sopportai certi
strapponi
Senza dir nemmeno
ahi!
Ma il gringaccio
quella notte
Maledii e
stramaledii.
Io non so perché il
Governo
Manda proprio alla
frontiera
Degli stranei che
non sanno
Accostarsi ad un
cavallo.
Forse crede di
mandarci
Gente in gamba, del
mestiere!
Danno solo dei
fastidi,
Neanche sanno stare
in cella;
Macellare? Stiamo
freschi!
Io li ho visti tante
volte
Che una vacca
ribaltata
Non osavano toccare.
Lorsignori se la
spassano
Parlottando, lingua
in bocca,
Fin che arriva
l’aiutante
A tagliargli la
braciola.
Sono tanto delicati,
Sembran figli di
papà.
Se fa caldo, non
resistono;
Se fa freddo, loro
tremano;
Se non offri tu, non
fumano
Per non spendere in
tabacco;
Se rimediano una
cicca,
Se tra strappano di
mano.
Se poi piove, hanno
paura
Come il cane quando
tuona.
Accidenti! Sanno
vivere
Solamente tra i
finocchi!
Né ci pensano due
volte
Quando possono
grattare.
Hanno gli occhi poco
aguzzi
Hanno scarso
comprendonio,
Non riescono a
distinguere,
Quando passa un
animale,
Se si tratta di uno
struzzo,
Di una vacca o di un
cavallo.
Se rincorrono
gl’indiani,
Dopo un po’ di messa
in scena,
Gli si scortiza il
sedere:
Te li trovi
seminati.
Tutto è come se nel
nido
A covare andasse il
gatto!»
José Hernández, Martín Fierro. La ida – La partenza. Testo originale
con traduzione, commenti e note di Giovanni Meo Zilio. Buenos Aires: Asociación
Dante Alighieri de Buenos Aires – Università degli Studi di Venezia, 1985.
Imagen: ilustración de Juan
Carlos Castagnino (1908-1972); tapa del Martín Fierro, La ida - La partenza traducido por Giovanni Meo Zilio.
NECESITABAMOS UNA HOBRA DE TRADUCCION .... ESPEREMOS QUE HAGA "ENTENDER" EL ESPIRITU GAUCHO!!!!!!! NO SERA' FACIL ...
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