«Clásico
es aquel libro que una nación o un grupo de naciones o el largo tiempo han
decidido leer como si en sus páginas todo fuera deliberado, fatal, profundo
como el cosmos y capaz de interpretaciones sin término. Previsiblemente, esas
decisiones varían. Para los alemanes y austríacos el Fausto es una obra genial; para otros, una de las más famosas
formas del tedio, como el segundo Paraíso
de Milton o la obra de Rabelais. Libros como el de Job, la Divina Comedia, Macbeth
(y, para mí, algunas de las sagas del norte) prometen una larga inmortalidad,
pero nada sabemos del porvenir, salvo que diferirá del presente. Una preferencia
bien puede ser una superstición.
[…]
La
gloria de un poeta depende, en suma, de la excitación o de la apatía de las
generaciones anónimos que la ponen a prueba, en la soledad de sus bibliotecas.
Las
emociones que la literatura suscita son quizá eternas, pero los medios deben
constantemente variar, siquiera de un modo levísimo, para no perder su virtud.
Se gastan a medida que los reconoce el lector. De ahí el peligro de afirmar que
existen obras clásicas y que lo serán para siempre.
[…]
Clásico
no es un libro (lo repito) que necesariamente posee tales o cuales méritos; es
un libro que las generaciones de los hombres, urgidas por diversas razones,
leen con previo fervor y con una misteriosa lealtad.»
Jorge
Luis Borges, “Sobre los clásicos” en Otras
inquisiciones (1952).
«1. I classici sono quei libri di cui
si sente dire di solito: “Lo sto rileggendo…” e mai “Lo sto leggendo…”
2. Si dicono classici quei libri che
costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una
ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima
volta nelle condizioni migliori per gustarli.
3. I classici sono libri che esercitano
un’influenza particolare sia quando s’impongono come indimenticabili, sia
quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio
collettivo o individuale.
4. D’un classico ogni rilettura è una
lettura di scoperta come la prima.
5. D’un classico ogni prima lettura è
in realtà una rilettura.
6. Un classico è un libro che non ha
mai finito di dire quello che ha da dire.
7. I classici sono quei libri che ci
arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra
e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che
hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume).
8. Un classico è un'opera che provoca
incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se
li scrolla di dosso.
9. I classici sono libri che quanto più
si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più si leggono davvero si
trovano nuovi, inaspettati, inediti.
10. Chiamasi classico un libro che si configura
come equivalente dell’universo, al pari degli antichi talismani.
11. Il “tuo” classico è quello che non
può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e
magari in contrasto con lui.
12. Un classico è un libro che viene
prima degli altri classici; ma chi ha letto prima gli altri e poi legge quello,
riconosce subito il suo posto nella genealogia.
13. È classico ciò che tende a relegare
l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore
di fondo non può fare a meno.
14. È classico ciò che persiste come rumore
di fondo anche là dove l’attualità più incompatibile fa da padrona.»
Italo Calvino, Perché leggere i classici (1991)
«Scoprire Borges è stata per noi veder realizzata una potenzialità vagheggiata da sempre: veder prendere forma un mondo a immagine e somiglianza degli spazi dell’intelletto, abitato da uno zodiaco di segni che rispondono a una geometria rigorosa.» (Italo Calvino)
«Labirinto culturale di Franco Maria
Ricci» (Homenaje a Jorge Luis Borges).
Fontanellato, Parma.