«Buenos Aires 10 luglio 1928
Cara
sorella Antonia
Come
stai? ho aspettato a scrivere per farci la fotografia todos juntos con la
famiglia di Pietro, come desideravi, ma Vincenzo non tornava da la estansia. La
fotografia ti dirà che solamente Demetrio è restato nel nene de casa. Quella
donna grassa e vecchia vicino a Vncenzo es lo que la vida ha hecho a tu hermana
e sotto al cappello la testa es casi blanca. Antonietta è sempre la migliore
della scuola e ora pure Gavino seguita a studiare in una escuela tennica di
preti salesiani e per consiglio di Pietro impara l’ingles che se non vuole
lavorare en la estansia, signor Guidi, il nostro padrone, gli trova otro
empleo. Puoi vedere che nostro nipote Americo pare un principe. A siete annos
es muy temprano, avanti in tutto, intelligente, es tambien un chico vergognoso.
Con
nostra cognata Mercedes ora ci comprendiamo meglio che io ho imparato
castigliano e a lei Pietro ha imparato italiano e paragulas sardas. I vestiti
belli che vedi a loro non glieli ha imprestati il fotografo. Te recuerdas?
Pietro sempre voleva fare bella figura e da quando è ferroviario è a cara
lucida di ricco. Francesco il mese passato ha mandato nuove da Patagonia. Cara
sorella, solo un solitario come a nostro fratello podìa ir hasta a la fin del
mundo, pero in quella estansia lo pagano mucho mas. Ora Francesco al posto del
caffè beve l’ierba mate, i fligli miei ridono che el mate non sono buona a
prepararlo. No me gusta, es amargo e pare veleno. Puù essere che Francesco ha
dimenticato e si crede nato all’Argentina. Yo no he olvidado.
La
lettera tua desiderio mi ha dato di tornare e rondine mi vorrei ora che siamo
nell’inverno freddo. Antonia mia, todo me falta. Il paese nostro, la gente e le
notti belle dell’estate istoriando nel vicinato come in una corte grande. Il
giardino della villa dei padroni è serrato da muri alti e fuori Buenos Aires è
tanto grande que no me la puedo pensar. Vicini non ne tengo, simplemente
conocidos. Antonia mia, no me renego de la suerte, soy afortunada. Molti
emigranti seguitano vivendo amontonados in una camera sola. Non avendo altro
che salutarti sono tua sorella Grazia e famiglia che mai ti dimentica.»
Sedda,
Mariangela, Vincendo l’ombra. Nuoro:
Edizioni Il Maestrale, 2009.
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