lunes, 18 de marzo de 2013

L'eroe dei due mondi, de Edoardo Salmeri (1961)



La sonnambula della Pampa


4.
«Sotto l’ombù la donna lo conduce
E gli promette il toro che richiede.
Quindi a sedere accanto a lei l’induce,
Onde aspettare in quell’ombrosa sede
Il gäucho, che in essa si riduce
Nell’ora che alla sera il giorno cede.
L’ospite scorge Dante sovra sasso,
sull’erbe Ariosto e pur Petrarca e Tasso.

5.
“Ma qui io scorgo i grandi di mia terra!-
Allor commosso il pellegrino esclama-
Chi mai c’apprende in sì ermo retroterra
Il dolce idioma di sua gente grama?
Donna gentile, cosa mai vi serra
A quel paese, che dolente chiama?
È la mia patria, amabile signora,
La terra, che il mio cor sospira e adora”.

6.
“Chi mai sconosce quella riva antica,
Che in ogni parte la sua luce spande?
Che d’un Colombo vide la fatica
E d’un Ferruccio l’agguerrite bande?
Dei canti e i marmi, delle tele amica,
Culla di quanto tra le genti è grande,
Madre d’eroi, di condottier, di santi,
Tutti di lei fa i cuori Italia amanti”.

7.
Sì ella pronta all’esule risponde
E, ognor squisita, sorridente geme:
“Del Rio Uruguay io nacqui presso l’onde,
In queste plaghe della terra estreme,
Ma il tamo che produsse le mie fronde
Dall’Italia radice ebbe il suo seme.
Fur fiorentini i genitori miei
E in questo suolo entrambi le perdei.

8.
Il padre mio, cultor di bello stile,
Fu pur patriota e spirto battagliero.
Seguì d’Eugenio le lombrade file
Nella campagna, che piegò l’Impero.
Poscia, a’ tiranni, a ogni oppressione ostile,
Qui trasmigrò, deluso, quel pioniero.
Or dorme, sotto un sasso là sepolto,
Ed il suo nome è un suono senza volto.

9.
La pia consorte, che gli giace accanto,
Lo seguì presto nell’estremo porto.
Io mi rimasi sola col mio pianto,
Orfana inerme, senza alcun conforto,
E in una notte, sotto il caldo manto
Del cielo, ch’opprimea d’un aere morto,
Laggiù sul fieno diventai per sempre
Sposa del gaucho dall’alàcri tempre.

10.
Questo racconto grande pena infonde
Nel buon Corsar, ma quella già domanda:
“Siete bandito dalle patrie sponde?
Come giungete in sì romita landa?”
Lungo un sospiro l’Italiano effonde
E sì comincia con parola blanda:
“È Nizza il loco che mi diè alla luce,
E amor di patria lungi mi conduce”.

11.
Ei narra di sua lotta il primo saggio,
La fuga, la condanna, il triste esiglio;
Da Francia a Rio per l’ampio Oceano il viaggio,
Contro il Brasil l’audace suo consiglio;
E parla di Riogrande, del servaggio,
Di quell’oscura notte, del periglio:
Or, colla ciurma stanca ed affamata,
La nave nella baia era ancorata.

12.
Poi che ciò dice, il Capitano tace
E quella parla dei suoi dì romiti:
Che a lungo al rezzo con quei libri giace,
E carmi intreccia da nessuno uditi;
Or della pampa canta l’alta pace,
Or la pastura per gli erbosi liti.
E intanto il gaucho sotto il sole vaga
E il suo pensier col verde mate svaga.

13.
“Ma ditemi, signore, dite, vi prego:
Sì bella è Italia, come si decanta?
Il genitor volgea continuo il prego
D’esser sepolto in quella terra santa.
Anch’io a lei l cor con desiderio spiego,
Quale a miraggio, che seduce e incanta.
Dante il giardino dell’Imper la dice,
Stranier cantor d’arancio il fior le addice”.

14.
“Sì, bella e santa è Italia, o degna amica,
Di messi d’or, di frutti essa nutrice,
D’archi e colonne e di memorie antiche;
Già l’alma Esperia mitica, felice,
D’azzurri gorghi e tersi cieli aprica,
Ma per rio fato misera e infelice,
Onde i suoi figli lascian le sue sponde
E vengono a morir sott’altre fronde.

15.
Pochi color che tornano ai suoi lidi,
Pocchi che acceso serbano il ricordo,
Chè lor col tempo, avvinti ai novi lidi,
Ahi, dell’antica madre lento e sordo
Il dolce suono giunge; e, pur che fidi,
Gli eredi, immemor, poi, del prisco accordo,
Parlan d’Italia qual d’estranea plaga,
O qual la culla dei lor’avi vaga”.»


Salmeri, Edoardo (a cura di), L’eroe dei due mondi. Poema lirico ottocentesco d’ignoto autore scoperto in Uruguay da un italiano. Palermo: Arti Grafiche A. Cappugi & Figli, 1961.

Imágenes: Fotografía de Giuseppe Garibaldi; La Pampa, óleo sobre cartón de Pedro Figari (Uruguay, 1861 - 1938).

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