«… aveva asserito il
vero dicendo che nella consuetudine di casa Cesio e di casa Ariani s’era
iniziata una specie di educazione del proprio spirito rispetto a un ‘fatto’ al
quale sentiva chiaramente di non essere estraneo, poiché gli era bastato
entrare nella corrente sentimentale de’ suoi amici per avvertire in sé
immediate rispondenze e profondi richiami. Era come se una corda della sua sensibilità
rimasta inerte e ignota a lui stesso vibrasse per spontanea simpatia in
contatto con quella atmosfera in cui coglieva echi d’impressioni indefinite,
sfuggenti al controllo del pensiero. Forse erano appena un effetto di
suggestione provocata dal ricordo familiare, chè, sebbene suo padre si fosse
volontariamente e come violentemente staccato dal passato, Angiolo sapeva che alle
radici della propria vita c’erano i sogni, le fatiche, le ansie degli esuli di
ieri: esule era stato Andrea Roscaldi, il vittorioso; esule era quella triste
nonna Luisina che viveva come un fantasma nel ritiro della “Capillita’ e della
quale egli ricordava vagamente un tremore di mani stanche tra i suoi riccioli
di bimbo.
S’egli non si fosse
mai mosso dal ‘Remanso’, o se la fortuna non gli avesse fatto incontrare, nella
vastissima città cosmopolita, le case de’ suoi amici, probabilmente si sarebbe
straniato dalla propria origine senz’averne nemmeno coscienza. Tra gli amici
prediligeva gli Ariani; non solo per la fedeltà del loro affetto verso il babbo
e la mamma, ma ancora per una affinità maggiore, fra lui ed essi. Marcello e le
figliuole nutrivano un vero culto per la patria di origine, ma si sentivano
profondamente argentini, ed Anna stessa amava con passione la patria delle sue
creature.
‘Ecco - pensava
Angiolo, incline, per natura, alla meditazione e portatovi spesso, quasi a sua
insaputa, da quell’abito di raccoglimento in cui s’era precocemente sviluppata la sua vita interiore - ecco - la famiglia ideale uscita
da un primo innesto di sangue e d’anima perfettamente felice, perché realizzato
in un piano superiore di coltura. Domani Andreina e Velia formeranno comunioni
più strette nelle loro famiglie, interamente argentine, ove le energie
scaturite dalle primigenie sorgenti circoleranno con nuova ricchezza, avendo
acquistato, anche spiritualmente, schietta ed autonoma personalità argentina.
Allora, per la prima
volta, apparve l’interessante fenomeno di assimilazione che si avverava giorno
per giorno nella vita del suo paese, preparando il materiale per una futura
compagine nazionale. Meraviglioso era il potere assimilativo esercitato dalla
giovane Repubblica sugli elementi umani che ad essa convergevano, attratti
dalla liberalità delle sue leggi, dalla sana democrazia del suo spirito, dalla
dovizia delle sue risorse presso che intatte, dall’avvenire lievitante nel seno
della sua vergine campagna.
Essa aveva trovato
il segreto per avvincere a sé l’immigrato, imponendo, in cambio di ciò che
offriva, la cittadinanza argentina a tutti i nati nel suo territorio: l’antico
‘jus loci’ romano in opposizione all’ ‘jus sanguinis’ mantenuto dalle vecchie
nazioni europee, cui urgeva, se mai, un problema demografico perfettamente
antitetico al suo. Ed i figli erano il vincolo prezioso fra le antiche patrie e
la nuova; erano l’arra più sicura di una solidarietà spirituale che sovrastava
ogni ragione di materiale interesse.
Angiolo provò un
senso di orgoglio nell’intuire la bellezza di quella generosa trasfusione di
sangue e di pensiero, d’idealità e di fedi attinte alle più vetuste tradizioni
del mondo, da cui rampollava l’armoniosa individualità argentina. E ‘vide’
questa individualità crescere con baldanza giovanile dal più fervido crogiuolo
della sua formazione; distendersi per tutto il vasto territorio come da un
tronco poderoso - le cui radici abbiano abbondantemente bevuto i succhi
accumulati dalle alluvioni - il frondoso rigoglio de’ rami; e da quel
diffondersi di forza vitale nascere la nazione futura: una Argentina popolata
in tutte le sue dilatate regioni da eserciti d’uomini alacri: immense pianure
ondeggianti di messi come mari d’oro, e in mezzo, simili a fragorose isole,
città febbrili alimentate dal suolo dovizioso. Poi, con il lieto trabocco delle
forze fattive di progresso economico, un trabocco di energie spirituali
plasmatrici di una civiltà libera da pesi di tradizione, immune da compromessi
politici, largamente umana nel suo contenuto nuovo. »
PASINI, Nella, I Roscaldi. Gli eredi. Santa
Margherita Ligure: Casa Editrice ‘Le Caravelle’, 1930.
Imagen: detalle de “Il Cenacolo” de Leonardo Da Vinci (1495-1498).
No hay comentarios:
Publicar un comentario
Nota: solo los miembros de este blog pueden publicar comentarios.