"Antonio domandò al babbo come mai gli Italiani residenti in
Argentina avessero sottoscritto quasi un terzo della somma totale data da tutto
i connazionali all'estero, mentre avevano dato tanto di meno quelli del Brasile
che sono in numero maggiore.
Il signor Berti fu
lieto della domanda.
- Eccoti già alle
prese con la questione dell'italianità in America! - esclamò sorridendo.
«Il segreto è che la familia dei nostri fratelli d’Argentina è più ricca di ogni altra che sia in qualunque parte del
mondo, anche se più numerosa.
«Sono trentamila i nostri connazionali colà residenti che posseggono,
ciascuno, da mezzo milione a mezzo miliardo di lire. E ben quattro miliardi
italiani sono depositati nella sola Banca della provincia di Mendoza.
«Quattro miliardi in una sola provincia! Se pensi che la ricchezza d’Italia
prima della grande guerra superava appena gli ottanta, ti sentirai sbalordito
al confronto.
«Gli Italiani proprietari di case a Buenos Aires riscuotono per pigioni non
meno di un milione di lire al mese. E come proprietà di immobili in tutta la
Repubblica ne hanno essi soli il doppio di quelle di tutti gli stranieri messe
insieme. Vedi quanto è enorme tutto questo!
«Èd è ricchezza, come hai veduto dal prestito, che facilmente si dona, onde
ne sono più alti il pregio ed il vanto.
«Un nostro connazionale di là che ha lasciato agli eredi un miliardo
accumulato col lavoro, prestò all’Argentina la somma di cinquecento mila pesosoro in un momento di estreme
difficoltà finanziarie per lo Stato. E duecento mila ne donò un altro alla
provincia di Buenos Aires per la costruzione di una scuola argentina. Gli
Italiani di quella capitale hanno un ospedale capace di ricoverare cinquecento
malati poveri, e non credo che la nostra beneficenza all’estero sia mai giunta
più in là.-
Antonio s’interessava sempre più alle notizie che per lui erano davvero
fantastiche. E volle anche sapere quando in Argentina fosse apparsa la prima
orma italiana.
Il padre si mise a ridere.
- Vuoi dunque portarti via tutta la mia scienza dell’emigrazione! Il primo
Italiano ad andarci fu il ligure Leon Pancaldo, alla metà del cinquecento,
mezzo secolo dopo la scoperta dell’America. Era un commerciante, e non tardò a
stabilire tra Genova e La Plata dei traffici che si fecero sempre più intensi.
E non fu Belgrano, ligure anche lui, uno dei maggiori uomini della rivoluzione
argentina?
«Poi cominciarono ad apparire i nostri forti lavoratori, e si può dire che
gran parte di quelle terre debbono al sudore italiano la loro fecondità. In una
sola provincia, ottanta mila ettari di terreno, una volta incolto, sono oggi
tutta una vigna ridente e generosa per virtù di agricoltori nostri. E i più
grandi e i più belli edifici e le più ardue opere idrauliche e portuari sono
lavoro di nostri ingegneri e di operai nostri.
«Ne vuoi di più? Le Società inglesi di costruzione ferroviarie non
assumevano operai che non fosssero italiani-
Antonio ascoltava attonito, con profonda commozione.
- Un grande scienziato argentino ha detto precisamente così: «Se ci fosse
un titolo di nobiltà agricola nel mondo, esso spetterebbe al contadino
italiano, sul cui scudo dovrebbe essere inciso come simbolo l’aratro di Roma.»
- E «Nuova Roma» fu chiamata la prima colonia agricola costituita nella pampa argentina dai nostri emigrati. –"
Boniauti, Alarico, Italia lontana.
Libro di lettura per le classi superiori delle scuole elementari italiane all’estero.
Premiato e approvato dal Ministero degli Affari Esteri. Vol. I. Firenze, R.
Bemporad & Figlio – Editori, 1925.
Fotografía: Comedor del Hotel de Inmigrantes, 1914.
No hay comentarios:
Publicar un comentario
Nota: solo los miembros de este blog pueden publicar comentarios.