miércoles, 13 de junio de 2012

I Roscaldi. Il Pionere, de Nella Pasini (1924)


"Vent’anni.
Gli stavano sul viso come caratteri scolpiti nel bronzo. Gli stavano anche nell’anima, ciascuno col suo solco e col suo frutto. Come la zolla ch’egli avea fatto incidere per cercarne la intatta forza e costringerla a trasformarsi in ricchezza, egli aveva scavato l’anima propria per trarne le energie presentite in potenza e costringerle al massimo rendimento, in guisa che la lotta s’era svolta parallelamente sulla giovinezza della terra e in quella dell’uomo; e il sorgere d’ogni conquista attorno il primo esperimento, l’opulenta promessa d’ogni vigneto attorno la speranza del colonizzatore aveva rappresentato una vittoria della volontà sulla passiva resistenza dell’ambiente.
Da buon trionfatore Andrea Roscaldi non aveva dimenticato la povertà angustiosa de’ primi né le amarezze di quel noviziato cui s’era voluto cimentare sprovvisto d’aiuti e d’esperienza, avendo per sé, solamente, l’intuito delle menti geniali, l’ebbrezza del rischio e la temerità degli avventurieri, la fede dei solitari.
Era anzi fiero di ricordare quei primordi della sua fortuna ed avrebbe voluto che un tale orgoglio servisse agli altri per non offuscare un nome ch’egli solo aveva sollevato dalla miseria di più generazioni, facendone un blasone di integrità e un simbolo di conquista.
Tutti sapevano la sua storia, per sommi capi.
Sapevano come, a ventiquattro anni, egli fosse sbarcato in Argentina con poche lire in tasca, una valigia regalata e un tesoro di volontà messa al governo di una prodigiosa fibra di lavoratore. Sapevano che i millecinquanta chilometri da Buenos Aires a Val d’Huco egli li aveva percorsi in due anni, a piccole tappe, seguendo le squadre che costruivano la strada ferrata dalla capitale alla lontana città preandina, vivendo la loro vita negli attendamenti e trasformandosi, da umile venditore di gazzose e d’acquavite, in una specie di provveditore ambulante: ciò che gli aveva permesso di raggranellare, soldo su soldo, un peculietto di parecchie centinaia di pesos, con il quale, arrivato a Val d’Huco, aveva comperato il primo lotto di terra ai prezzi irrisori di que’ tempi..
[…]
In mezzo a quel lento rifiorire di vita, che, tra l’incuria o la miopia governativa e l’egoismo dei parassiti impinguatisi alla provvida mangiatoia della politica paesana, si faceva strada per merito di pochi volenterosi, Andrea Roscaldi aveva concepito il disegno di dare una spinta audacissima all’iniziativa dei pochi, risollevando dall’oblìo la vecchia industria vitivinicola per portarla a una prosperità insperata e riconquistare così all’avvenire tutta una vasta zona presso che improduttiva.
La storia di quella lotta tenace fra il pionere armato di coraggio e l’ostilità altrui larvata d’indifferenza interessava ormai poco e pochi; ma tutti ricordavano la prima Bodega Roscaldi, così piccola che appena vi si poteva vinificare il prodotto di quei pochi ettari acquistati coi guadagni della ‘strada ferrata’; poi, a mano, a mano, l’ingrandimento parallelo della vigna e della cantina e l’affermarsi magnifico di un’industria che si era rivelata capace di dare alla regione di Val’Huco uno sviluppo economico quale nessuno avrebbe mai sognato in s’ breve volgere d’anni.
Perché l’esempio era stato fruttifero. Parecchi proprietari di latifondi s’erano dati con grande ardore alla coltura della vite, portando un decisivo impulso al rialzo del valore del suolo; altri, che non possedevano terra o preferivano un lucro al sicuro dalle fortune aleatorie del solco, s’erano improvvisati cantinieri per vinificare le uve acquistate a prezzi modesti, data l’esuberanza del prodotto, e finalmente i più accorti erano diventati vignaioli-cantinieri, seguendo l’esempio di Andrea Roscaldi, che rimaneva sempre il primo forte produttore e conquistava via via i mercati argentini con la tranquilla sicurezza di chi deve la sua fortuna all’assiduità intelligente dello sforzo personale.
Così per merito suo principale, se non esclusivo, vaste zone di terra sassosa ove, pochi anni prima, cresceva il cactus e la jarrilla, s’erano trasformate in floride plaghe su cui il caldo topazio e l’indaco violento dei grappoli accendevano un giocondo fervore di vita.”


PASINI, Nella, I Roscaldi. Il Pionere. Firenze - Buenos Aires: Attilio Vallecchi – Alfredo E. Mele & C., 1924.



Fotografía: canillitas de Buenos Aires.

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