El siguiente texto
introduce la primera traducción al italiano del Martín Fierro y de La Vuelta
de Martín Fierro, realizada por el periodista italiano Folco Testena[1],
en Argentina, y publicada en 1935 en la Editorial de Arsenio Guidi Buffarini,
ubicada en la calle Junín 845 de Buenos Aires.
Avvertenza[2]
Pubblicando nel giugno
del 1930 la prima parte di questo poema, scrivevo:
«La prima edizione del
mio Martín Fierro in italiano è
dell’aprile 1919; d’allora molte e molto belle e dotte cose furono scritte e
stampate intorno al poema di José Hernández; poema destinato ormai a essere la
rapsodia epica della gente argentina, non perché tale nacque, ma perché tale la
vollero e la vogliono i dotti e il popolo. Non so se Martin Fierro, quale
personaggio, valga più del Cid Campeador; so che il poema di Martin Fierro ha
la stessa fortuna del “Romancero”.
«Ho coscienziosamente
letto e apertamente ammirato le molte cose erudite pubblicate nell’ultimo
decennio e ispirate da questo poema. Ma di tanta erudizione non ho potuto trar
vantaggio rivedendo la mia traduzione; la quale uscì a luce trascinando il peso
di un proemio lunghissimo, infarcito di melanconia e di considerazioni critiche
più presuntuose che solide. Quel che c’era di sostanziale in quel proemio,
spogliato d’ogni frasca, il lettore potrà trovarlo, avendone voglia, sparso
nelle noterelle che seguono ogni canto.
«Tutte le strofe di
questa nuova edizione sono state rimaneggiate. Ma, benché io abbia la certezza
di aver migliorato di molto la traduzione primitiva, m’auguro di non dover fare
una nuova ristampa, perché con ogni probabilità sarei tentato a rifare il
lavoro da cima a fondo. Non bisogna essere egoisti; bisogna lasciar qualche cosa
da fare ai nostri figli: non foss’altro, convien lasciar loro l’incombenza di
correggere qual che noi facemmo male.»
Occorsero cinque anni
a rivedere e, si può dire, rifare la seconda parte, che appare adesso, insieme
alla prima, e per la quale può valere la breve avvertenza surriportata, con la
sola differenza che il lettore troverà le noterelle raccolte in fondo al
volume.
* * *
Ho messo il più che
possedevo d’amore e d’ingegno in quest’opera difficile e grata che occupò per
oltre venti anni le mie ore di riposo dal lavoro quotidiano; vita e mezzi
aiutando, non v’ha dubbio che sarei tentato e mi sarebbe caro ripigliare la
bella fatica dal primo all’ultimo verso pur avendo coscienza che l’opera sia
decorosa e degna e utile nonostante le mende.
* * *
Questa ristampa ha una
piccola storia. Quando cinque anni indietro uscì il volumetto della prima parte
della traduzione rifatta, Arsenio Guidi Buffarini, che è tanto buon editore
come buon italiano, felicitandosi meco e incuorandomi a continuare la revisione
alla seconda parte, prese impegno di pubblicare con i tipi della sua Casa
l’opera completa. Io, finito il lavoro di revisione, non ebbi cuore di abusare
della sua amicizia ricordandogli l’impegno; ma il 10 dello scorso dicembre
l’Argentina rammemorò il primo centenario dalla nascita dell’autore del Martin Fierro; e gli oratori ricordarono
la mia traduzione del poema, e i giornalisti –noi giornalisti siamo sempre
pettegoli– chiesero, seppero e ridissero che io avevo pronto il poema nella
nuova dizione italiana; così lo seppe anche Arsenio Guidi Buffarini, e volle
mantenere l’impegno; il che, con i tempi che corrono, così poco propizi alla
poesia, non solo è una bella prova d’amicizia, ma è un gesto editorialmente
eroico; poichè l’editore non può aver pensato, nemmeno in sogno, di rifarsi le
spese.
* * *
Questo libro rimarrà,
nonostante i suoi difetti, il più de’quali va addossato certamente alla
modestia delle mie forze, ma non pochi de’ quali sono inerenti a insormontabili
difficoltà di traduzione. Questo libro rimarrà perché lo avranno caro i nostri
nepoti argentini che abbiano la gioia di amare la nostra lingua; e rimarrà
anche perché non sarà facile che sorga un altro poeta di corto volo (i grandi
poeti cantano i loro canti) che occupi in letizia le sue ore a ritradurre
questo poema e sarà impossibile che ve ne sia uno che ami maggiormente
l’Argentina.
Il Grand’Uff. Arsenio
Guidi Buffarini, che ha reso possibile la pubblicazione di questo libro,
condivide in tutto il mio amore per la patria di Martin Fierro; e mi pare di non essere immodesto se affermo
che lui ed io, per il sicuro amore alla patria nostra e a questa patria del
nostro lavoro, abbiamo acquisito il diritto di far questa offerta in nome dei
nostri connazionali.
Buenos Aires, maggio del 1935.
Folco
Testena
[1] Folco Testena - seudónimo de Comunardo Braccialarghe - (Macerata, 1875 - Buenos Aires, 1951) es autor de numerosos
libros. Entre ellos, poesía de la juventud: I
canti del carcere (Macerata, 1896), Alle
donne in nome di Oberdan (Macerata, 1901), I canti umani (Firenze, 1902); novelas de la revolución: Roveto ardente (Milano, 1906); Fine di Regno (Milano, 1907), Repubblica (Roma, 1909); libros del
período fascista: La Spagna come la trovò
Primo de Rivera (Città di Castello, 1922), La barca di Caronte. Romanzo (Città di Castello, 1923), L’espiazione massonica (Milano, 1927), Quién es Mussolini (Buenos Aires, 1931),
Los 20 días de un socialista en la Roma
de Mussolini (Buenos Aires, 1934); libros de la guerra: Tripoli e la Cirenaica (Buenos Aires,
1911), Nel nome d’Italia (Buenos
Aires, 1910), La leggenda di Marco
Craljevich (Buenos Aires, 1914); otros varios como Serenella. Romanzo (Buenos Aires, 1915), Le memorie di un signore qualunque. Romanzo (Buenos Aires, 1915), I misteri del conventillo. Romanzo
(Buenos Aires, 1917), Appunti (Buenos
Aires, 1911), La Riviera Ligure e le sue
bellezze (Buenos Aires, 1926), Il
Gringo. Liriche (Buenos Aires, 1928), Il
Gaucho. Liriche (Buenos Aires, 1929), L’amore
che torna a fiorire (Buenos Aires, 1933). Tradujo diferentes obras del
español al italiano: Lo specchio della
Fonte de R. A. Arrieta (Buenos Aires, 1915), Melpómene e Ninfea de A. Capdevila (Buenos Aires, 1916), Martín Fierro de J. Hernández (Buenos
Aires, 1918 y 1935), Le amene avventure
di un nipote di Juan Moreira. Romanzo de J. Payró (Buenos Aires, 1918), Minime de Pedro González Prada (Buenos
Aires, 1920), Canti di Fede de Emilio
Frugoni (Ciità di Castello, 1923), Campo
incolto. Prose de Constancio C. Vigil (Nemi, 1923), Poemi della madre de Leguizamón (Buenos Aires, 1927), L’Antologia dei Poeti Argentini (Milano,
1927). Inédita las traducción, entre otras, de Le mie montagne de Joaquín V. González. Escribió también teatro en
español y en italiano.
[2] Hernández, José, Martín Fierro e La Vuelta de Martín Fierro. Versione italiana di
Folco Testena. Buenos Aires: Editorial A. Guidi Buffarini, 1935.
Ilustración de Juan Carlos Castagnino (1908-1972) para la edición de Martín Fierro publicada por EUDEBA.
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