jueves, 29 de marzo de 2012

"Conviene o non conviene d'andarci in questa Merica?"


“- Ora vi lasciamo in pace; ma ci fate il piacere di dirci, in conclusione, se conviene o non conviene d’andarci in questa Merica… […]
Ecco… vi dirò-rispose Codazzi, atteggiandosi con tutta quella gravità di cui era capace- di terra là ce n’è per dar da mangiare, non solo ai cristiani, ma a tutte le bestie del mondo; ma la è una terra diversa da quella delle nostre parti, e poi d’acqua nelle campagne ve n’è piuttosto niente, che poco. Insomma, a dirvela tutta, la Merica la è come il giuoco del lotto: quei che ci guadagnano son pochi, ma tutti li conoscono e li vedono; e quelli che ci perdono son tanti, ma nessuno ne parla o sa cosa sia successo di loro. Quelli a cui le cose sono andate male, non tornano a raccontarle, perché son morti o non hanno i soldi per fare il viaggio, e noialtri di solito non vediamo tornar qui che quelli ai quali la è andata bene, o così così. In conclusione io, nel mio poco saper di me che sono un ignorante, dico che, chi appena può campar la vita è meglio stia a casa sua: chi poi è giovane e non ha mezzo d’ingannare l’appetito, può tentare la fortuna. Se l’indovina tanto meglio; se no, si romperà il collo in Merica come poteva romperselo qua, che è lo stesso! Di guai ce n’è in tutti paesi del mondo. In Merica poi bisogna star franchi in gamba e tenere gli occhi aperti più ancora che da noi, e magari andarci con tre occhi e tre gambe invece che con due. Vedete cosa è successo a me e Silvestro? Se avessimo avuto un occhio e una gamba di scorta, ci sarebbero proprio venuti a taglio!" 
Marazzi, Antonio. Emigrati. Studio e racconto. Milano: Dumolard, 1880.

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