viernes, 5 de abril de 2019

Emigrazione italiana, de Cesare Carocci (1900)





«Economisti, sociologhi, viaggiatori, tutti sono concordi, nell’affermare la grande supremazia dell’Argentina su ogni altro paese d’immigrazione per noi, e lo splendido avvenire che ancora le è riserbato.
Il conte P. Antonelli scrive: “Il clima non potrebbe essere più favorevole, la terra è fertile e di un’immensa estensione; la libertà di azione, di culto e di pensiero è garantita; le comunicazioni sono rapide e facili nei centri di colonizzazione; l’accordo più completo regna fra indigeni ed immigranti; l’affinità della lingua facilita i rapporti social”.
Almeno 80 mila immigranti, dice un recente rapporto del March. Malaspina di Carbonara, R° Ministro in Buenos-Ayres,[1] possono essere collocati annualmente nell’Argentina senza alcuna difficoltà: e collocati, si aggiunga, quali futuri proprietari di terre, dove non esistono nè padroni nè fazeinderos bosses schiavi bianchi nativisti. Nel governatorato di Missiones sono disponibili numerosi lotti di terreno, di 100 ettari ciascuno, al prezzo di 2 pezzi l’ettaro (circa L. 5.30 al corso attuale) pagabili in 5 rate annuali, consigliabili ai nostri coloni che hanno 7 o 8 centinaia di franchi.
Naturalmente, non mancano nemmeno nell’Argentina i mestieranti e imbroglioni, che cercano di vivere sfruttando i nuovi venuti: ma la loro triste influenza, per la sorveglianza delle commissione d’immigrazione delle provincia, è meno estesa e meno deleteria che altrove. Anche ad un libro recente, presentato all’Esposizione di Torino (Sezione emigrazione e colonie della divisione Italiani all’Estero) intitolato appunto Gli Italiani nella repubblica Argentina, si rileva che la nostra emigrazione vi ha una condizione economica buona e “ottima nei rapporti social”.»

Cesare Carocci, Emigrazione italiana, Firenze, Ufficio della Rassegna Nazionale, 1900.


[1] Bollettino, n. 140, febbraio 1899.

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