«La nostra nave, sul cui ponte lavato di
fresco passeggiai a lungo nervosamente in attesa che la sirena desse l’annuncio
della partenza, era arrivata dal Plata con già a bordo un carico nient’affatto
dissimile dal nostro, anche se assai più numeroso, di volontari argentini e
uruguagi saliti a Buenos Aires e a Montevideo. Mollati gli ormeggi e superate le
iniziali diffidenze che nutrivano a pelle verso costoro, come incombeva ad ogni
buon brasiliano nei confronti dei gauchos
per quanto, al pari di noi, tutti italiani o italo discendenti, io e altri due volontari
paulisti ai quali mi sarei maggiormente legato (Italo Mauzzi perché borghigiano
del Brás e sfegatato tifoso della Palestra Italia che poi morì sul Carso e
Renato Bellucci perché redattore del “Fanfulla”, grande appassionato di
ciclismo e saltuario cliente della tipografia in cui lavoravo) facemmo amicizia
abbastanza in fretta anche con questi riservisti portegni. Specie con soggetti
allegri come i due fratelli Carlito e Americo Peretti, figli di un grosso
commerciante veneto di Buenos Aires in affari con la potente ditta Facchinetti,
nati e cresciuti entrambi tra San Telmo e la Boca del Riachuelo. Più difficile
fu legare, devo ammettere, con qualcun altro degli argentini come Ferdinando
Indelicato, uno spilungone di origine ligure, rampollo di famiglia clericale
abbastanza doviziosa, che non a caso diventò poi tnente e s’imboscò, appena
arrivato dal corso allievi ufficiali di Modena, in un ufficio di maggiorità
romano a ordire trame d’ogni tipo sino a diventare, per le sue fitte relazioni,
addirittura maggiore senza aver mai passato neanche un giorno al fronte e non
perché temesse gli austriaci o gli assalti, bensì perché disdegnava, da buon hidalgo, di mischiarsi con i soldati
semplici e con la gentucola delle trincee. Ma l’antipatico Indelicato
costituiva, per fortuna, soltanto un’eccezione. Il resto della combriccola
argentina era amichevole e compensò il fastidio della sua presenza a bordo
mentre la nave, frattanto, acquistava sempre più velocità costeggiando ancora per
un poco le rive brasiliane dell’Atlantico.
La nostra avventura, insomma, stava
davvero incominciando.»
Emilio Franzina, La storia (quasi vera) del milite ignoto raccontata come un’autobiografia.
Roma: Donzelli, 2014.
Entrevista a Emilio Franzina: UNIVR Magazine
Anselmo Ballester, allegoria del
milite ignoto, incoronato dalla Vittoria alata all'Altare della Patria, 1921.
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