«C’è una Pampa che si potrebbe chiamare
letteraria, ideale, ed una Pampa autentica, reale, viva e vivente. Della prima,
si parla molto: e non solo dai lontani, anche e soprattutto dagli Argentini.
Bisogna subito farci i conti e sbrigarsi con questa Pampa: come tutte le cose
che la fantasia umana troppo a lungo e compiacentemente ha accarezzate, essa è
diventata quasi un cliché.
[...] Ma il popolo argentino non è
grande per la sua mitologia, è grande per la sua potenza di creazione e di
costruzione: gli si farebbe un grande torto se lo si vedesse ancora legato più
alle favole che alla vita. E questa, cioè la realtà, fu diversa: diversa e non
facile: i primi lottatori della Pampa non sono ancora dei realisti totali, sono
a metà dei poeti; occorrono dei secoli prima che la Pampa ceda, prima che la
Pampa si sottometta. Ma è tutta una storia eroica; è nella Pampa e per la Pampa
che l’Argentina trova veramente se stessa, sioè le sue virtù di costanza e di
forza, quelle virtù che determineranno la sua potente fisionomia. Battaglie
cruente, e battaglie incruente; ma queste quanto più dure delle prime!
Una terra sterminata: più si procedeva
e più pareva di essere al primo passo. Una terra senza nodi e senza poesia; ma,
appunto perché tale, d’una monotonia, d’una durezza da piegare dei giganti.
Resistere poi a quel cielo: era non soltanto monotono e duro come la terra, ma
era staccato, lontanissimo: impossibile comprenderlo con lo sguardo, quasi
perfino crederlo vero. Non più una favola, ma sentore ancora di favola: quegli
uomini debbono tutti i giorni vincere la propria volontà d’abbandono, tutti i
giorni debbono lottare contro non si sa che strana pigrizia, tutti i giorni
corrono il pericolo di addormentarsi in un sogno che potrebbe essere, che anzi
certamente sarebbe senza risveglio. Battaglia lunga, stremante, difficile; ma è
cittoria, un giorno.»
Mario Puccini, L’Argentina. Milano: Garzanti, 1939.
Imagen:
“La lavandera” de Prilidiano Pueyrredón. Colección del Museo Nacional de Bellas
Artes.
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