«Erano i cinque argentini, in compagnia del prete napoletano, che venivano per la prima volta a prua a dare un’occhiata
ai loro ospiti. Il prete doveva spiegare al deputato un qualche suo progetto d’impresa
finanziaria, perché gli dicea forte, agitando la mano come un ventaglio: – ...si se
encontràran los accionistas para un gran banco agricola-colonizador... – Ed
io mi unii a loro, spinto da una più viva simpatia, in quegli ultimi giorni,
per i figli di quel paese a cui tanti miei concittadini stavano per affidare le
sorti della propria vita. E cercavano sul loro viso le impressioni dell’animo.
Ma essi guardavano e non dicevano nulla. Gli occhi loro, per altro, e ogni
minimo atto rivelavan la soddisfazione d’orgoglio ch’ei risentivano al veder
tutta quella gente, la quale andava a chieder sostentamento alla loro patria,
la maggior parte per sempre, e i cui figliuoli a venire, nati cittadini della
repubblica, avrebbero parlato la loro lingua e non più imparato la propria, e
mostrato forse vergogna, come troppo spesso accade, della loro origine
straniera. Essi forse, guardandoli, si rappresentavano con l’immaginazione
tutti quei mangiatori di terra e
trafficanti liguri all’opera, e vedevan guizzare le barche cariche sulle acque
del Paranà e dell’Uruguay, allungarsi a traverso alle foreste le nuove strade
ferrate degli stati tropicali, alzarsi i canneti di zucchero nei campi di
Tucuman, e i vigneti sui colli di Mendoza, e le piantagioni di tabacco nel Gran
Chaco, e le case e i palazzi sorgere a mille a mille, e miriametri quadrati di
deserto verdeggiare e indorarsi sotto la pioggia dei loro sudori. Un’onda di
cose mi venne allora alla bocca, da dir loro. Voi accoglierete bene questa
gente, non è vero? Sono volontari valorosi che vanno a ingrossare l’esercito
col quale voi conquistate un mondo. Son buoni, credetelo; sono operosi, lo vedrete,
e sobrii, e pazienti, che non emigrano per arricchire, ma per trovare da
mangiare ai loro figliuoli, e che s’affezioneranno facilmente alla terra che
darà loro da vivere. Sono poveri, ma non per non aver lavorato; sono incolti,
ma non per colpa loro, e orgogliosi quando si tocca il loro paese, ma perché
hanno la coscienza confusa d’una grandezza e d’una gloria antica; e qualche
volta sono violenti; ma voi pure, nipoti dei conquistatori del Messico e del
Perú, siete violenti. E lasciate che amino ancora e vantino da lontano la loro
patria, perché se fossero capaci di rinnegar la propria, non sarebbero capaci d’amar
la vostra. Proteggeteli dai trafficanti disonesti, rendete loro giustizia
quando la chiedono, e non fare sentir loro, povera gente, che sono intrusi e
tollerati in mezzo a voi. Trattateli con bontà e con amorevolezza. Ve ne saremo
tanti grati! Sono nostro sangue, li amiamo, siete una razza generosa, ve li
raccomandiamo con tutta l’anima nostra!»
De Amicis, Edmondo, Sull’Oceano. Milano: Fratelli Treves,
1889.
Ilustraciones de Arnaldo Ferraguti para la edición de 1890.
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