«L’atrio della Cancelleria e la
Cancelleria stessa eran pieni di compatrioti, per la maggior parte gente venuta
in Merica per far fortuna, ma che avea fatto invece della miseria. Chi veniva a
vedere se i suoi parenti, rimasti in Italia, avean mandato il danaro occorrente
onde potesse rimpatriare; chi volea sapere dove e come potrebbe trovare un
impiego, anche mal retribuito, pur di campare la vita; chi, avendo sofferto
gravi malattie, nell’impossibilità di dedicarsi a qualsiasi lavoro, veniva ad
implorare un soccorso pecuniario. Alcuni invalidi e cronici si presentavano per
ottenere l’imbarco sui vapori della Società Lavarello, a prezzo ridotto od a
spese del Governo. Molti poi, la cui disgrazia consisteva in un accesso
d’appetito, e che, non ostante la miglior volontà del mondo, non trovavano da
occupare le proprie braccia, occorrevano per accertarsi se fosse vero che una
nave della regia marina da guerra era venuta appositamente per ricondurre in
Italia tutti gli italiani stufi di stare in America.»
Antonio Marazzi, Emigrati. Studio e racconto. Vol. III “Dall’America in Europa”.
Milano: Fratelli Dumolard, 1881.
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