«Argentina. –
Il grado di stabilità dell’occupazione degli emigranti all’Argntina, dipende
dalla professione che vi sanno esercitare. Gli artigiani trovano quasi sempre
lavoro continuo nelle diverse officine; gli agricoltori anche più facilmente;
invece lo sterratore, il manovale, l’uomo di fatica seguono la sorte del lavoro
temporaneo a cui sono addetti.
Generalmente il lavoro è rimunerativo. Il prezzo
giornaliero della mano d’opera per gli operai ed artigiani è, in città, dalle 8
alle 9 lire, e nei piccoli centri dalle 6 alle 7; ma il costo della vita è
proporzionalmente elevato
Sono frequenti tuttavia le questioni fra sorveglianti,
direttori ed operai, e finchè durano, gli ultimi sospendono la prestazione dell’opera
loro e gli altri il pagamento delle mercedi.
Vi ha però un’altra classe di persone, la quale non può
incontrare che miseria e privazione, ed è quella di coloro che non hanno
professione arte o mestiere determinato, e che per le condizioni in cui sono
nati e cresciuti, non possono adattarsi a lavori troppo umili o di fatica.
Statistica italiana Statistica
argentina
1880 12,003 18,416
81 15,899 20,506
82 22,997 25,560
83 24,127 26,828
84 31,927 30,347
85 37,710 57,827
Cause presumibili dell’aumento verificatosi dal 1882 in poi, furono le inondazioni del
Veneto e lo speciale reclutamento che fu fatto per conto del governo
provinciale di Buenos Aires pei lavori della capitale. Ma si prevede che questo
movimento ascendente avrà una sosta, sia per l’affluenza degli arrivati in una
sola volta (a causa delle sofferte quarantene), sia per la crisi economicha che
attraversa il paese, sia infine per l’incuria ed imprevidenza del Governo
Argentino nel prendere i provvedimenti necessarî ad assicurare all’emigrante
lavoro lucrativo.
Sono queste le cause per cui, mentre in Italia si
spopolano interi villaggi, dalle regioni Platensi si produce una controcorrente
di emigrazione nei paesi limitrofi e massime nel Brasile.
Il Regio Console calcola che negli anni 1880-81 e 82 la
media dei nazionali che hanno fatto ritorno in patria possa ritenersi di 25 a
30 per cento degli arrivati negli stessi anni, mentre la proporzione sarebbe
salita a 35 o 40 per cento nel 1883 e nel I° semeste del 1884.
Rosario di
Santa Fè – L’immigrazione nei porti delle provincie interne dell’Argentina
non è diretta, ma viene da Buenos Aires, ove gli immigranti sbarcano e sono
spediti per le diverse destinazioni. Il numero quindi degli immigrati arrivati
nei porti del Rosario è compreso in quello degli entrati nel porto di Buenos
Aires. Vi fu tuttavia un arrivo diretto nel gennajo del 1883, col piroscafo ‘Elisa’,
che portava 470 passeggeri, presi, la maggior parte, in Europa pei lavori delle
ferrovie.
L’elemento meridionale italiano si ferma solitamente a
Buenos Aires; il settentrionale si spinge nelle campagne e quindi affluisce a
Rosario.
È facile trovare un’occupazione, specialmente nei lavori
agricoli: non difficili i buoni guadagni e i conseguenti risparmi, per color
che abbiano saldi propositi, siano sobri e disposti a fare qualunque mestiere.
Arrivarono nei porti di Rosario e di Santa Fè, nel 1883,
7,361 Italiani; 865 Francesi, 763 Svizzeri; 471 Tedeschi; 410 Spagnuoli. In
totale 10,241.
Hanno interesse per noi grandissimo le leggi che fanno le
Repubbliche Platensi rispetto all’immigrazione. Fino al settembre del 1884 la
legge argentina non permetteva di fare gratuite
concessioni di terreni agli immigranti, benchè ne agevolasse l’acquisto al
prezzo di 10 scudi l’ettaro, e accordando il pagamento in 10 anni. I terreni da
alienarsi a questi patti non potevano superare le mille leghe quadrate.
Il 27 settembre 1884 il Congresso argentino votava però
un’altra legge (prmulgata il 2 susseguente ottobre) per la concessione gratuita
di terre nazionali per colonizzazione, a favore di cittadini argentini o
forestieri aventi lettere di cittadinanza.
Costoro non debbono essere già proprietarî di terreni
nella Repubblica; devono avere più di 22 anni di età; far domanda della
concessione per loro uso e beneficio, e non per favorire terze persone;
occupare le terre entro 5 anni; erigersi un’abitazione; introdurre bestiame per
un determinato valore proporzionale; obbligarsi alla coltivazione ed a fare le
piantagioni volute.
Gli immigrati italiani che hanno contratti col Governo
argentino, o quelli che al loro arrivo dichiarano di voler essere considerati
come immigranti agli effetti della legge sulla concessione delle terre, sono
ricevuti in apposito locale e per 5 giorni sono mantenuti a spese del Governo;
indi vengono spediti o sui lavori ferroviari per conto dello Stato od alle
colonie governative.
In queste il colono deve rimborsare in tre anni il
governo delle somministrazioni fattegli. Allora soltanto riceve i titoli di proprietà
del suo lotto. Questo lotto, dovendo però essere prima misurato, siccome la
misurazione si fa sempre aspettare, avvengono spesso inconvenienti e guai.
Se poi la siccità, le locuste, ecc., mettono il colono nell’impossibilità
di pagare la quota annuale, egli soffre vessazioni dagli esattori, e viene
talvolta spogliato del suo possesso.
In massima l’esecuzione piò o meno corretta, da parte
dell’autorità argentina, dei contratti da essa stipulati per mezzo dei suoi
agenti è aleatoria e dipende molto dall’arbitrio di questi.
Circa l’acquisto di beni immobili nell’Argentina si
osserva che la mancanza di un catasto e la deficienza ed irregolarità dei
registri federali e provinciali rendono spesso impossibile di constatate l’autenticità
di un titolo di proprietà sui terreni del vastissimo territorio argentino. Le
liti sono per ciò frequenti e interminabili contro i compratorio, anche in
buona fede, di terre su cui vantano primitivo diritto di proprietà, lo Stato e
le provincie or i terzi.»
L. Bodio. Sul
movimento dell’emigrazione dall’Italia e sulle cause e caratteri del medesimo. Roma,
Società Geografica Italiana, 1886.
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