"O miseria errante del mio
paese, povero sangue spillato dalle arterie della mia patria, miei fratelli
laceri, mie sorelle senza pane, figli e padri di soldati che han combattuto e
che combatteranno per la terra in cui non poterono o non potranno vivere, io non
v’ho mai amati, non ho mai sentito come quella sera che dei vostri patimenti,
della diffidenza bieca con cui ci guardate qualche volta, siamo colpevoli noi,
che dei difetti e delle colpe che vi rinfacciano nel mondo, siamo macchiati noi
pure, perché non v’amiamo abbastanza, perché non lavoriamo pel vostro bene. E
non ho provato mai tanta amarezza come in quell’ora di non poter dare per voi
altro che parole. All’ultimo sogno di Fausto pensai: aprire una terra nuova a
mille e a mille, e vederla fiorire di messi e di villaggi sui passi d’un popolo
operoso, libero e cantante. Per questo solo importerebbe di vivere, perché la
patria e il mondo siete voi, e finché voi piangerete sopra la terra, ogni
felicità degli altri sarà egoismo, e ogni nostro vanto, menzogna."
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