Quelli che tornano
«Questi cenni sull’Argentina spiegano per se stessi come
la gran Repubblica Sudamericana sia considerata una terra particularmente adatta
per ricevere l’emigrazione italiana e come il popolo della penisola abbia
salutato con viva gioia il riaprirsi della corrente emigratoria verso il Rio de
la Plata. Pure sono numerosi gli emigranti che tornano in Patria dopo pochi
mesi, delle volte pochi giorni, scontenti e delusi. Quali ne sono le cause? Sono
esse sufficienti a sconsigliare radicalmente l’emigrazione? Sono suscettibili
di correzioni? Cercherò di rispondere brevemente.
Ma cominciamo dal ricordare queste cause: Esse consistono
principalmente nelle difficoltà per risolvere il problema dell’abitazione; nel
continuo aumento del costo della vita; nelle difficoltà per aiutare i familiari
in Italia e poi in un insieme di cause che per il momento io chiamerò “inidoneità
dell’emigrante”.
[...]
Abbiamo esaminato alcune cause negative per la nostra
emigrazione in Argentina, però tra coloro che ne tornano scontenti, e sono
parecchi, ben pochi si riferiscono a queste cause. La maggior parte parla del
clima, l’aria, l’acqua, il carattere della gente ed altre circostanze tanto
vaghe come inconsistenti.
Allora perché torna questa gente che partí con tante
speranze, con tante illusioni? Precisamente per un eccesso di illusioni alla
partenza. Se rimontiamo un pò indietro nel tempo e risaliamo agli inizi dell’attuale
ripresa emigratoria in Argentina, troveremo che questa fu dominata per lungo
tempo da due elementi: uno di repulsione per l’Italia, dovuto al fresco ricordo
della terribile guerra, il timore di una prossima, il disagio per le
convulsioni sociali sempre più violente, ed uno di attrazione per l’Argentina,
considerata come un nuovo eldorado. Ci fu una vera corsa all’emigrazione e che
successe? Che non partirono i più adatti alla nuova vita transoceanica ma i più
capaci di entrare nelle liste dei partenti, circostanze non solamente non coincidenti,
ma frequentemente discordante perchè l’uomo di lavoro non è il più propenso
alle trafile burocratiche. Sotto l’etichetta di agricoltore, muratore,
meccanico, ebanista, sono arrivati in America molti avvocati, professori o
altri intellettuali, il che è stato poco male ma il guaio è che sono arrivati
anche molti fannulloni, senza mestieri, attaccabrighe. Questa gente finisce col
tornare indietro, ma dopo aver fatto un danno irreparabile all’Italia. Io
chiedo spesso lavoro per operai italiani che mi vengono raccomandati da amici
della Penisola; ma invariabilmente mi sento domandare: italiani di prima o d’adesso?
Se rispondo italiani di prima, cioè arrivati in Argentina nell’anteguerra, va
tutto bene; ma se rispondo italiano recién
llegado (arrivato da poco), cominciano le riserve e i cavilli. Come sempre,
insomma, pagano i buoni per i cattivi.
In conclusione conviene o non conviene emigrare in
Argentina? In termini generali io considero ancora che una sana corrente
emigratoria sia benefica per l’Italia, per l’Argentina, e per gli individui che
emigrano. Che s’intende per corrente emigratoria sana? Quella di chi ha buone
probabilità di trovarsi bene in America! E questa una determinazione che
solamente l’interessato può fare perchè solo lui conosce le sue circostanze
personali. D’accordo con quello che ho detto finora, in generale si può dire che
sono circostanze favorevoli: la qualità di agricoltore o operaio tecnico, l’età
giovanile, l’intenzione di risiedere stabilmente in Argentina, l’assenza di
familiari da mantenere in Italia, l’assenza di ideologie estremiste e poi le
comuni qualità di successo nella vita: buona salute, amore al lavoro, forza di
volontà, carattere pacifico, ecc.
Chi possiede in buona misura queste qualità s’imbarchi
pure tranquillo, e porti con sè le sue speranze, perchè di speranze è fatta la
vita, ma sia moderato in esse. L’Argentina ormai è entrata decisamente nel
novero delle grandi nazioni moderne, nelle quali la vita finisce con l’avere
dovunque caratteristiche analoghe. Ma la scarsa densità demografica in
relazione alla potenzialità delle risorse del suo territorio, i suoi sani
principi istituzionali, la formazione etnica e il costume della sua popolazione,
fanno ancor oggi dell’Argentina il paese ideale per l’emigrante italiano.»
Dionisio Petriella, L’Argentina
e l’emigrazione italiana. Con prefazione di Vittorio Emanuele Orlando.
Buenos Aires: Asociación Dante Alighieri, 1950-1951 (?)
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